non-fiction
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Mapping
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fiction
Mutazioni in Borderland
Presentazione (rifiutata dalla redazione per via dei contenuti) della rubrica "Borderland" nella rivista online Horror Magazine (2004) | |
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L’immaginazione della realtà.
La realtà ha più fantasia dell’immaginazione. Questo è noto. Infatti eccomi in difficoltà davanti allo schermo del computer per inventarmi un modo per cominciare questa rubrica sull'immaginario che promette insidie già a partire dal nome - territori di confine, borderland, no-defined-land (che vuol dire? E chi lo sa? Non lo so bene neppure io, non ancora almeno. Mi piaceva il nome, descrive piuttosto bene i miei gusti, mantiene alta l’ambiguità sui contenuti: c’è horror, ma non solo; c’è altro oltre all’horror, ma non necessariamente; e poi, cosa sia questo altro oltre non è chiaro a nessuno, il che è un modo come un altro per dire: Territori di confine: faccio quello che mi pare). E quindi sono lì che me ne sto a pensare a come partire, strutturare, organizzare Borderland, però leggermente in crisi per mancanza di uno spunto di partenza. Le terre di confine sono vaste, troppo vaste. Occorre tagliarle, limitarle, segmentarle. Trovare percorsi, trame, selezionare, isolare. Insomma, scegliere qualcosa nel mucchio. Ma cosa fare? E poi ecco l’immaginazione della realtà che arriva rapida a offrirmi lo spunto di partenza. Oddio, non invitata, questo è certo. Però arriva lo stesso. La realtà porta doni, mi dice la voce della realtà. Curioso mi affaccio verso i doni e scopro il guanto di ferro della realtà. La realtà racconta storie: Storia N° 1: Nick’s Movie. Avete mai visto il film Nick’s movie di Wim Wenders, del 1980? Si? No? E’ uno di quei film che sono passati in tv grazie a Enrico Ghezzi troppi anni fa: Se non lo avete visto alle 3 del mattino sul piccolo schermo o in qualche cineforum, Nick’s Movie non avrete molte opportunità per vederlo. E’ un film che andrebbe bene per la nostra sezione di Vintage Horror. Il Nick protagonista del film è Nicholas Ray, regista di mestiere, nonché amico di un Wim Wenders ancora un po’ tedesco e ancora non troppo hollywoodiano. E’ un Nick che sta morendo di tumore, nel film come nella realtà, e chiama il suo amico regista per documentare le fasi della sua morte in diretta. Wenders rifiuta, tentenna, poi accetta. In bianco e nero filma la passione, l’amicizia, i sentimenti, il dolore, la morte che si affaccia di colpo nella vita di Nick. Filma la morte in diretta. Filma la vita oltre la morte, quando Nick, già morto nel film come nella vita, scivola via sull’acqua di un fiume sopra a una giunca, in una scena identica a quella che il Nick regista aveva pensato per Lightning Over Water, un suo film mai terminato. Vi racconto di Nick’s Movie perché tocca argomenti vitali. Vi racconto di Nick’s Movie perché parla di corpo. Vi racconto di Nick’s Movie perché provo a prendere il discorso un po’ alla larga. Da lontano. Vi racconto di Nick’s Movie perché i lampi di Lampi sull’acqua sono un reiterarsi di sprazzi di realtà che superano la finzione. Nick’s Movie è uno dei film che tenta di “strappare il corpo al flusso della durata: ricondurlo alla vita”. E’ un film che parla di corpo e di mutazione del corpo. Di corpo e finzione. Di corpo e morte. Di confessione sulla paura della morte. Di morte del corpo e di sopravvivenza alla morte attraverso la rappresentazione della morte del corpo. E’ per questo che lo tiro fuori dal cassetto della cineteca. Perché se Borderland mi costringe a tagliare, isolare e scegliere, allora è il corpo che voglio tagliare, selezionare e scegliere. E’ di corpo che vorrei parlare nell’area dei territori di confine. Non soltanto, certo, ma anche e soprattutto. Definizioni: Corpo.
Ora scostiamoci dalle definizioni e facciamo un salto. Negli spazi narrativi. Ci torniamo dopo al corpo e le sue definizioni. Vi ho raccontato di Nick’s Movie perché volevo parlarvi di altro, e però volevo pure prendere il discorso un po’ da lontano. In realtà volevo parlare della storia di Mr. X. Ora invece ve la racconto la storia di Mr. X. Una storia vera, come quella di Nick, ma più recente. Permettetemelo; mi piace muovermi così: per salti, per ellissi, per accostamenti, per mancati accostamenti. Parliamo della storia di Mr. X, malato immaginario, malato fittizio spacciato per malato reale. Con Mr. X c’è un’altra storia vera che diventa finzione. O viceversa. Decidete voi. Mr. X è un uomo comune, che vive nel nostro mondo ordinario, la sua fiducia nella scienza è seconda solo alla consapevolezza che con la scienza non può far altro che fidarsi, visto che la scienza la capisce abbastanza da sapere che non è in grado di capirla fino in fondo. Così si fida della scienza perché non ha altra scelta che fidarsi. Creiamo un po’ d’azione per Mr. X: facciamolo ammalare. Di qualcosa di semplice e misterioso: Un’infiammazione alle vie urinarie. Dolori, sangue, febbri, debolezze. Insomma, Mr. X è malato. E se nella nostra storia Mr. X è il protagonista principale, allora dobbiamo inventarci anche un nome per l’antagonista, quello che nella storia entra in scena per creare il conflitto e l’azione. Chiamiamolo dottor R.C., per esempio, e diamogli una professione: specialista emerito nell’arte dell’ecografia. R.C. è un tipo qualunque, bell’uomo, medico affermato e capace. Diciamo sposato, con figli, ricco, divorziato, single, nervoso, tranquillo, scapolo, preciso, sfacciato, e quant’altro vogliamo attribuirgli, anche se tutto ciò non ha importanza, veramente. Ciò che invece è importante è che il dottor R.C. è un po’ maldestro nel misurare, o incapace a leggere la sua scrittura che parla di misurazioni, o forse è solo poco pratico nello scrivere al computer le misurazioni che rileva, anche se rilevare forme e misure e poi scriverle è parte del suo mestiere. E poi l’azione, finalmente: Mr. X e il dottor R.C. un giorno si incontrano; è necessario quest’incontro, e il dottor R.C., dopo un abile lavoro di mano, infila con destrezza una sonda nel didietro di Mr. X, paziente piuttosto restio a questa forma di penetrazione, e al termine delle sue misurazioni rileva cose. “In sede subcapsulare prostatica” scrive il buon dottore “si rileva una formazione nodulare solida, ipo-ecogena di cm nove a carico del lobo destro e sinistro”. Detto in altre parole: il dottor R.C. sta parlando di un bel tumore piuttosto ingombrante che prospera dentro a Mr. X, un tumore piuttosto avido di cellule e di vita. Piuttosto mortale. E lo scrive il dottor R.C., lo scrive al computer, lo passa al database, lo fa stampare nel referto che finisce nelle mani di Mr. X. Così l’azione si complica. E’ chiaro che dopo la lettura Mr. X reagisce all’annuncio. Si angoscia, poi si documenta. Confronta i dati a sua disposizione e le informazioni che liberamente trova su Internet. Fidandosi di ciò di cui non può far altro che fidarsi vaglia, valuta, approfondisce, e alla fine, suo malgrado, è costretto dall’uniformità delle informazioni che trova a trarre le sue conclusioni: è malato. Di più: è malato gravemente. Si cruccia, si abbatte, si affligge, cerca di capire, perde i punti di riferimento, cerca di farsene una ragione. E’ come Nick Ray: consapevole di essere mortale, consapevole che la sua morte è vicina, cerca di trovare un modo per rappresentare la sua morte, e così, per certi versi, riuscire a trascenderla. Nulla potrà evitargli le conseguenze di una diagnosi così precisa, ma se almeno riuscisse a trasfigurare il suo problema attraverso qualche forma di rappresentazione, allora forse riuscirebbe a preservare la memoria, il ricordo, il senso di un’esistenza. Passano i giorni, le settimane. Mr. X pensa al testamento. Non è pronto, ma si costringe ad esserlo. Cos’altro potrebbe fare? Poi il colpo di scena. Mr. X scopre che la diagnosi del dottor R.C. è sbagliata. Così d’improvviso si ritrova di nuovo a pensarsi vivo in un futuro che non aveva più previsto. Subito pensa ad azioni di ritorsione contro l’egregio dottor R.C. che gli ha regalato un incubo lungo un mese, ma cosa potrebbe fare se non mandarlo a quel paese? Così lascia stare, pensando che in fondo gli basta l’idea di essere vivo, nonostante l’opinione del dottor R.C.. Borderland: ai confini del corpo. Che c’entra tutto questo con Borderland? C’entra. Perché Mr. X mi ha regalato lo spunto che cercavo, la messa a fuoco per trovare una strada nei territori di confine. Mr. X scrive: Ho smesso di pensare al testamento quando ho scoperto che il dottor R.C. aveva commesso un errore. Pensarlo come a un cretino non mi sembra sufficiente. Dirgli che è un cretino non servirebbe a nulla.
Mr X. Ha un corpo. Mr. X ha un corpo mutante. Mr. X ha un corpo mutante interpretabile. Mr. X ha un corpo penetrabile. Mr. X ha un corpo che cambia nel tempo e nello spazio. Mr. X ha un corpo che muta in forme diverse da quelle che lui crede, teme, immagina. Mr. X ha un corpo che muta in forme diverse da quelle che altri vogliono far creder. Mr. X sono io. Mr. X è un mio amico. Mr. X siete voi. Mr. X è un vostro amico. Mr. X è uno qualunque. Non ci interessa sapere chi è. Non ci interessa saperlo vivo o morto. E’ uno qualunque, una creatura lontana e invisibile.Preferisco pensarlo come a un messaggero. Quando ho scoperto il suo errore ho smesso di tormentarmi sul fatto di dover sparire troppo presto. Però ho incorniciato la sua diagnosi. L’ho appesa in parete sopra al letto. E’ un monito. Ora vorrei ringraziarlo perché mi ha permesso di riconquistare la misura del mio corpo. Ho un corpo. Finalmente ne sono consapevole. E’ un corpo che può mutare, cambiare, soffrire, ammalarsi e morire. E’ un corpo soggetto all’interpretazione di dati discutibili. E’ un corpo che muore o che vive a seconda di come lo si guarda. Ho un corpo che può morire. Ho un corpo che può morire. Ho un corpo mutante. Ho un corpo vivo che ha imparato a interrogarsi sul corpo e sulle sue fragilità. Ma è la sua storia a interessarci. Il dottor Conti di turno gli ha concesso un buon mese di pensieri speciali. Sul mutamento, sulle invasioni più o meno barbariche che minacciano il suo corpo. Sulla morte. Sulla rappresentazione della morte. Mr. X, la sua presenza, i suoi pensieri giunti alla redazione di Horror Magazine, mi permettono di trovare finalmente quel punto focale che mi sfuggiva. Di cosa parlerà Borderland? mi chiedevo all’inizio di questo testo. La risposta adesso la conosco. La risposta è semplice: Borderland parlerà di Nick’s Movie. Borderland parlerà della storia di Mister X. Borderland parlerà di tutte le storie come queste. Parlerà di storie di confine. Di qualsiasi confine, ma non di un confine qualsiasi. Il confine di cui parlare è quello del corpo. Per ora, almeno. Storie di corpo e di confine. Storie vere che confinano con l’immaginazione. Storie immaginate che confinano con quelle vere. Ai confini dell’horror. Ai confini di ciò che horror non è. Di ciò che sembra attraversare l’horror per poi scivolare in territori che non hanno il sapore dell’horror. Parlerà di mutazioni. Di corpo. Delle mutazioni del corpo. Dell’orrore del corpo mutante. Dei misteri di un corpo in mutazione. Delle possibilità regalate a un corpo che sia allontana dal suo guscio per entrare dentro a nuove forme. Di un corpo complesso soggetto a molteplici analisi e interpretazioni. Nel cinema, nella letteratura, nel fumetto, nella filosofia, nel teatro, nella storia, nella musica, nella guerra, nella medicina, nell’arte, nella magia, nell’ingegneria, nella biologia, nella... Definizioni: Mutazione. Dal lat. mutatio¯ne(m), deriv. di muta¯re 'mutare' - ant. mutagione, s. f.
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