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Estro
Via San Rocco Prosdocimo 30, 35139 Padova , Italia
Tel.++39 049 8725487
Fax++39 049 8725487
Orario: martedì-sabato 16.00-19.30
Contatto: Elga Pellizzari
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Gea Casolaro Humanlandscape

L’architettura e l’urbanistica hanno da sempre avuto un ruolo ordinatore, hanno tentato di dare un senso e una compiutezza ai luoghi del vissuto sia privato che pubblico. L’attuale condizione di vita metropolitana pone continuamente in discussione questa idea dello spazio come luogo predeterminato e predeterminabile. In altre parole il paesaggio, in particolar modo il paesaggio edificato, non può più essere considerato un elemento stabile e immutabile, ma piuttosto un luogo di attraversamento continuo, di in definizione, di fluidità: sia che lo si consideri come contenitore fisico, sia come contesto praticabile con il solo sguardo.
La fotografia, così come molta pittura, e la stessa scultura monumentale e celebrativa, hanno definito un’idea di paesaggio spesso contemplativa, non attiva. Chi attraversa il paesaggio, fin dall’era situazionista, ne modifica la struttura essenziale, ne determina una mutazione radicale. Il passaggio delle grandi masse di persone muta l’aspetto di un dato luogo costruito con un criterio che spesso viene messo in discussione da chi lo pratica, proprio nella sua funzionalità prestabilita.
Ma ciò che determina l’instabilità maggiore nel paesaggio contemporaneo è la constatazione che anche lo sguardo di chi passa diviene elemento modificatore. Il paesaggio è ricostruito, riedificato, distrutto e restaurato, ogni volta che da uno sguardo diverso, da un pensiero diverso che lo percorre e lo fa suo. Nessun luogo può più essere univoco perché la coscienza delle possibili varianti fa sì che ogni passante diventi, con il solo guardare, attore delle scena che vive.
Nel lavoro di Gea Casolaro lo sguardo degli altri costituisce la realtà: che sia questa la realtà intima di un ritratto (Mirrors, 1887) o che sia la realtà fisica del paesaggio metropolitano Human Landscapes (1997). In ambedue i lavori è la visione dell’altro a determinare tutte le possibili varianti nella non-definizione, o ancora meglio nella “sdefinizione” di un dato oggetto visivo praticabile. Gea, in ogni sua immagine, non ci pone davanti ad un racconto di un luogo, o di una persona, definite una volta per tutte, ma ci propone semmai l’idea che ogni sguardo su quella realtà lo muterà in modo radicale, lo trasformerà in modo significativo. Non a caso la serie Human Landscapes è stata per intero realizzata a Berlino, città che perfettamente esprime questo conflitto della nostra contemporaneità: da un lato l’architettura ufficiale che tende a ricostruire, a ordinare l’immenso tessuto urbano spesso vuoto; dall’altra l’autocostruzione, l’infiltrazione della vita comune e della vita culturale, che tende a occupare precariamente quei vuoti senza pretendere di “riqualificare”. Nelle immagini di Gea c’è forte questa sensazione che un lungo corridoio della metro, o un quartiere costruito con palazzi che sembrano fatti con il mitico Lego, in realtà non possono che essere contenitori di migliaia di variazioni sul tema edificate da chi ha attraversato quegli spazi: con i suoi sguardi, i suoi punti di vista, le sue attese, i suoi pensieri, le sue costruzioni precarie e temporanee. In altre parole la vera architettura del futuro: quella dello sguardo.
Viviana Gravano

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