![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
![]() |
ARTICOLI MEDICI
I dieci anni del registro Italiano Donatori di Midollo Osseo Prof. Giorgio Reali
Sabato 2 ottobre, organizzato da ADMO Federazione Italiana, si è tenuto
nella prestigiosa Sala Maestrale del Centro Congressi Magazzini del Cotone
di Genova un Convegno internazionale per festeggiare i dieci anni di vita
del Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo, universalmente noto come
IBMDR (Italian Bone Marrow Donor Registry). Tradizionalmente, infatti,
si fa risalire al 1989 la data di nascita dell'IBMDR. In realtà, l'idea
di istituire e gestire un registro italiano di donatori di midollo osseo
era nata, qualche tempo prima, nel dr. Mario Barbanti (direttore, oggi,
del Registro) e nell'estensore di questo articolo, dietro suggerimento
dei colleghi ematologi (in particolare, del prof. Marmont e del dr. Bacigalupo
del Centro Trapianti di Midollo Osseo di Genova) e dopo aver verificato
che anche fra i pazienti italiani (e non poteva essere altrimenti, dato
che le relative percentuali riconoscono una base genetica) soltanto uno
su tre ritrovava nella famiglia il donatore di midollo "ideale", cioè
il fratello totalmente compatibile per quelle caratteristiche del sistema
HLA che sono alla base della riuscita (o, al contrario, del fallimento)
di un trapianto. Già nel maggio 1986, in una riunione del Gruppo Collaborativo
per la Tipizzazione Tissutale, GCTT (oggi, Associazione di Immunogenetica
e di Biologia dei Trapianti o AIBT) tenutasi a Roma, il direttivo del
Gruppo aveva affidato al Laboratorio di Istocompatibilità dell'Ospedale
Galliera di Genova il compito di studiare e realizzare un software utile
alla gestione di un registro donatori di midollo. L'incarico era stato
assolto nei mesi immediatamente successivi e si era iniziato a iscrivere,
su un primo abbozzo di registro, i nomi e le caratteristiche genetiche
di alcuni familiari di pazienti, dopo averne ottenuto, ovviamente, il
consenso firmato. Era necessario, peraltro, dare ufficialità al progetto.
In primo luogo si è ottenuto che il Consiglio di Amministrazione degli
Ospedali Galliera recepisse e approvasse l'istituzione del registro. Poi,
in una serie di riunioni con le persone incaricate allo scopo dai rispettivi
consigli nazionali, delle società mediche più interessate al problema
- cioè, la Società Italiana di Ematologia (SIE), l'Associazione Italiana
di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP), il Gruppo Italiano Trapianti
di Midollo Osseo (GITMO), la già citata AIBT e la Società Italiana di
Medicina Trasfusionale e di Immunoematologia (SIMTI) - si è conseguito
il crisma scientifico. Così il programma Donazione di Midollo Osseo ha
avuto reale inizio nel 1989 con la finalità di reperire cittadini italiani
disponibili a offrire, in maniera volontaria, anonima e non retribuita,
il proprio sangue midollare a favore di pazienti (italiani o stranieri)
affetti da gravi malattie del sangue o del sistema immunitario, privi
del fratello HLA identico e in condizioni cliniche tali da essere eleggibili
a un trapianto con elevate probabilità di successo. Il primo e più arduo
problema che il neonato Registro si è trovato a dover affrontare è stato
quello economico. In carenza di un riconoscimento ufficiale da parte delle
Autorità sanitarie sia centrali che regionali, riconoscimento richiesto
a lungo e ripetutamente, senza apprezzabili risultati (quanto meno in
fase iniziale) se si escludono parole di encomio e di incoraggiamento
per il gravoso compito assunto, il Registro ha potuto avviare la propria
attività grazie al supporto finanziario di alcune associazioni di volontariato,
in particolare l'AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie), ma, soprattutto,
grazie all'apporto insostituibile di una fondazione svizzera, la Fondazione
Limmat, che ha provveduto a sostenere la spesa di alcune borse di studio
a laureati in biologia e a fornire la prima rete informatica. Nella storia
dell'IBMDR si possono distinguere alcuni anni fondamentali. Nel 1989,
l'Ente Ospedaliero delibera l'istituzione del Registro; l'Assessorato
Regionale Ligure alla Sanità, nel prenderne atto, si congratula per tale
fondazione ma sottolinea, nella nota pertinente, che il carico economico
relativo deve ritagliarsi fra le pieghe del finanziamento generale dell'Ente.
Nel 1990, si provvede a dare una compiuta e completa struttura organizzativa,
istituendo presso l'Ospedale Galliera il Centro Nazionale di Coordinamento
(CNC) del Registro e chiedendo alle Società scientifiche coinvolte la
collaborazione di specifiche Commissioni Consultive. Sono così istituite:
la Commissione GITMO, composta da ematologi appartenenti a strutture pubbliche
dove vengono eseguiti trapianti, con il compito di certificare l'attività
pregressa dei Centri Trapianti (CT) e dei Centri Prelievi (CP) che fanno
richiesta di avvalersi dell'IBMDR, di stabilire i criteri di eleggibilità
dei pazienti al Trapianto di Midollo Osseo (TMO), nonché di curare la
sorveglianza clinica dei malati nel periodo post-trapianto; la Commissione
SIMTI, composta da trasfusionisti, con il compito di stabilire i criteri
di selezione dei volontari che desiderano diventare potenziali donatori,
di provvedere alla loro tutela, nonché di curare la sorveglianza clinica
del donatore nel periodo post-prelievo; la Commissione AIBT, composta
da immunogenetisti, con il compito di precisare ampiezza, accuratezza
e modalità delle tecniche per la tipizzazione delle caratteristiche HLA
sia del paziente che del donatore, di delineare i reciproci requisiti
di compatibilità e di curare gli studi genetici sulle popolazioni di malati
e volontari. Praticamente nello stesso anno, il Registro acquisisce una
dimensione sopranazionale collegandosi con analoghe organizzazioni estere,
sia attraverso l'immissione dei dati genetici appartenenti ai donatori
italiani nel Bone Marrow Donors Worldwide o BMDW (in pratica, il registro
mondiale dei donatori, istituito da uno degli scopritori del sistema HLA,
il professor Jon J. van Rood di Leiden, in Olanda), sia attraverso connessioni
informatiche con registri di altri Paesi, in particolare con la Segreteria
Europea dei Donatori (l'EDS, cioè l'European Donor Secretariat), la cui
attivazione si è realizzata grazie a un finanziamento mirato della Comunità
Economica Europea. Il 1993 segna una svolta molto rilevante nella vita
dell'IBMDR. Sempre in carenza di un riconoscimento ufficiale da parte
del Ministero della Sanità (e, conseguentemente, dei relativi finanziamenti)
viene istituita la "Fondazione IBMDR" ad opera di ADMO Federazione Italiana
e della Nazionale Italiana Cantanti, con il coinvolgimento dell'Ente Ospedaliero
Ospedali Galliera. Il compito più importante della Fondazione è quello
di sostenere economicamente l'IBMDR. Infatti, il suo primo e più rilevante
intervento è stato quello di garantire una nuova sede al Registro, con
la ristrutturazione e l'arredamento di locali messi a disposizione dall'Ente
Ospedaliero. L'appoggio finanziario viene tuttora assicurato sia per la
gestione di parte del personale sia per l'acquisizione di materiale d'uso
corrente. Nel 1995, l'Ente Ospedaliero "Ospedali Galliera" viene riconosciuto
"Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione": non è presunzione
azzardare che tale riconoscimento è dovuto, in massima parte, alla gestione
dell'IBMDR. E, in realtà, nel decreto pertinente viene sottolineato, al
primo posto, il possesso dell'attività di coordinamento interregionale
per il TMO. Nello stesso anno, a luglio, viene conseguito, con largo anticipo
sui tempi prefissati, il primo ambizioso traguardo: grazie all'attività
promozionale di ADMO e alla disponibilità dei cittadini italiani, si raggiungono
i 100.000 iscritti. Anno "topico" per eccellenza il 1998 (e siamo, in
definitiva, ai nostri giorni), quando viene firmato un accordo, previa
approvazione del Governo degli Stati Uniti, fra l'IBMDR e l'NMDP (National
Marrow Donor Program), il maggior registro nord-americano e il primo nel
mondo per numero di iscritti (3 milioni). L'universo scientifico più avanzato
e progredito riconosce validità ed efficienza al nostro Registro. Non
solo: sempre nello stesso anno, finalmente, il Ministro della Sanità,
con Decreto 25 novembre 1998, regola gli aspetti economici della "ricerca
di un donatore non consanguineo di midollo osseo presso i registri esteri",
liberando i pazienti di oneri finanziari e burocratici gravosi e recependo,
al contempo, l'attività dell'IBMDR. Non siamo ancora al riconoscimento
ufficiale ma si tratta, senza dubbio, di un notevole passo in questa direzione.
Al proposito, va segnalato che alla Commissione "Affari Sociali" della
Camera si sta discutendo, proprio in questi giorni, il testo unificato
desunto da varie proposte di legge sulla istituzione ufficiale dell'IBMDR,
testo già licenziato dalla Commissione "Sanità" del Senato. Il Congresso
di Genova è stato illustrato dalla presenza di prestigiosi relatori sia
stranieri che italiani e ha avuto il conforto di un vasto e attento pubblico.
Di particolare rilevanza l'intervento della Dr.ssa Rosenmayer di Vienna,
responsabile del registro austriaco, sulle caratteristiche dei diversi
registri nei differenti paesi e sui criteri di tutela del donatore di
midollo, quello della Dr.ssa Marry di Parigi, coordinatrice del registro
francese, sull'assicurazione e garanzia di qualità nella gestione dei
registri e quello del dr. Trucco (italiano, ma attivo a Pittsburg, negli
USA) sulle strategie di tipizzazione dei volontari in un laboratorio di
biologia molecolare che tratta circa un migliaio di campioni al giorno
(!). Era assente, per sopraggiunti motivi familiari, il dr. Hansen del
Centro Trapianti di Seattle (prima struttura a eseguire un TMO al mondo
e anche la prima a eseguirne uno da donatore non consanguineo), ma non
ha mancato di fornire agli atti la sua importante relazione sulle caratteristiche
immunogenetiche da rispettare per una buona compatibilità fra donatori
e riceventi non apparentati. Anche il contributo italiano è stato di notevole
peso. La dr.ssa Sacchi, coordinatrice presso il Registro italiano, ha
dettagliatamente riferito sull'attività dell'IBMDR; il prof. Ferrara di
Genova ha parlato della tipizzazione molecolare di donatori e riceventi;
il prof. Sirchia di Milano ha relazionato sull'attività del Gruppo Italiano
per la raccolta e l'espansione, a fini trapiantologici, di cellule del
cordone ombelicale (Gruppo noto come GRACE); la dr.ssa Lamparelli del
Centro Trapianti di MO dell'Ospedale San Martino di Genova (il più importante
e attivo dei Centri italiani di TMO) ha portato i dati relativi ai trapianti
da donatore volontario effettuati nel suo reparto, mentre il dr. Lanino,
dell'Istituto Gaslini di Genova, ha riportato i risultati dei TMO effettuati
in Italia dai Centri pediatrici. Riferiamo, ora, desumendoli dalla relazione
della dr.ssa Sacchi, i numeri relativi all'attività svolta in questi 10
anni di vita dall'IBMDR. Il numero dei donatori iscritti al registro italiano
era, al 31 agosto 1999, di 260.165 volontari. Questo numero pone l'IBMDR
al quarto posto fra i registri del mondo, molto vicino al registro inglese
(il primo sorto al mondo) che conta 297.958 iscritti, anche se assai distante
dal registro statunitense (con 2.843.997 volontari) o da quello tedesco
(1.220.082 iscritti): da quanto sopra, si desume che l'IBMDR è il terzo
registro europeo, sopravanzando nazioni con grandi tradizioni in campo
sanitario, come Francia, Svezia, Olanda, Belgio, Spagna. Sempre al 31
agosto 1999, il BMDW riportava, per i 43 registri elencati, un totale
generale di 5.931.135 donatori. Anche dal punto di vista qualitativo,
l'IBMDR sta compiendo passi importanti. Globalmente, il numero dei donatori
compiutamente tipizzati, indagati, cioè, non soltanto per gli antigeni
di prima classe (quelli HLA-AB) ma anche per quelli di seconda classe
(quelli HLA-DR), sono 81.712, classificando l'IBMDR al quinto posto nel
mondo, dopo Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Giappone. Meno felice
la situazione se prendiamo in considerazione il numero di donatori tipizzati
con tecniche di biologia molecolare, notoriamente molto più sofisticate
e approfondite. Il numero si abbassa sensibilmente a soli 10.288 donatori
studiati con queste metodiche. Ma è consolante constatare come negli ultimi
due anni (1998 e 1999) lo studio sui nuovi donatori si stia sempre più
affinando con l'impiego di tecniche sia sierologiche che biomolecolari,
con lo scopo di meglio definire i fenotipi HLA dei volontari. Questa tendenza
è chiaramente illustrata nella figura 1 (pag. 3). Altro aspetto qualificante
del nostro registro è quello della sua "giovinezza": l'età media dei volontari
iscritti è di 34 anni, ponendo così l'IBMDR fra i più "verdi" registri
del mondo. Il fatto non è senza significato, nel senso che più è giovane
l'età del donatore (ma anche quella del ricevente), migliore è, notoriamente,
l'andamento clinico del trapianto. Questa particolarità viene segnalata
nella figura 2 (pag 4), che indica, anche, la distribuzione fra i due
sessi, praticamente sovrapponibile (49% maschi e 51% femmine). Anche l'età
media dei volontari giunti alla donazione si attesta sui 34 anni (figura
3 pag. 4). Il numero totale dei trapianti effettuati utilizzando donatori
italiani era, alla fine di settembre 1999, di 516 TMO, 311 dei quali a
favore di pazienti italiani e 205 a favore di pazienti stranieri. La distribuzione
del sesso fra i volontari giunti alla donazione non rispetta, invece,
la parità esistente fra gli iscritti. Infatti, sono stati 325 i donatori
(pari al 63%) e 191 le donatrici. Il motivo è noto: quando sono disponibili
più donatori compatibili, viene operata una scelta preferenziale sui volontari
maschi, dato che si sarebbe documentato un (anche se limitato) maggior
rischio di complicanze nei TMO da donatore femmina. In genere, al volontario
prescelto per un TMO viene richiesto di donare il proprio midollo per
un determinato paziente e per una sola volta. Ma può succedere che, in
seguito, al fallimento del primo trapianto, venga richiesta una seconda
donazione. Questa viene effettuata con una raccolta di cellule staminali,
da cui originano globuli rossi, globuli bianchi e piastrine (in una parola,
le cellule progenitrici del sangue) o sempre dal midollo o mediante una
raccolta dal sangue periferico con l'impiego di separatori cellulari (si
parla, allora, di leucoaferesi). Ventidue donatori italiani hanno effettuato
una seconda donazione: precisamente 18 si sono sottoposti a leucoaferesi
e 4 a un ulteriore prelievo midollare. Al proposito, vale segnalare che,
nel questionario post-donazione che l'IBMDR richiede di compilare ai volontari
chi si sono sottoposti a prelievo, ben il 79% dei volontari si è dichiarato
disponibile a una seconda donazione per il malato che ha ricevuto il loro
midollo. Si tratta di una percentuale molto elevata, che ha pochissimi
riscontri al mondo e dimostra la generosità dei volontari italiani. Nello
stesso questionario viene richiesto di esprimere, anonimamente, le proprie
impressioni e sensazioni dopo il dono e di fornire eventuali suggerimenti.
Sono giunte 480 risposte sui 516 questionari distribuiti. La segnalazione
più frequente è quella di una dolorabilità nella sede del prelievo che
si protrae per 2-4 giorni, peraltro ben sopportata, come dimostrato dall'ampia
disponibilità dei donatori a un secondo dono. Rare, ma imbarazzanti, le
lamentele circa una carente assistenza nel breve periodo di ricovero ospedaliero
o, ancora, quelle su scarse informazioni ricevute al momento della selezione.
Passando ad altro argomento, vogliamo segnalare come l'esperienza di dieci
anni di attività ci permetta di fornire i dati circa la probabilità di
reperire, al momento dell'attivazione, almeno un donatore compatibile:
chiaramente, questa chance è andata aumentando via via che si incrementava
il numero degli iscritti. La figura 4 (pag. 5), riporta le diverse probabilità
in rapporto alle caratteristiche fenotipiche HLA, suddividendo i donatori
in AB-compatibili, ABDR-compatibili e in ABDRB1*-compatibili (intendendo,
con questa sigla, donatori compatibili sulla base di tipizzazioni a livello
biomolecolare) e permette anche un confronto fra i dati del registro italiano
e quelli di tutti i registri mondiali (dati desunti, ovviamente, dal Bone
Marrow Donors Worldwide). La probabilità di trovare un donatore AB-compatibile
è, in Italia, molto elevata (95%), praticamente sovrapponibile a quella
mondiale (98%). Il riscontro cambia, e sensibilmente, se ricerchiamo un
donatore ABDR-compatibile dato che passiamo dal 45% italiano all'81% del
BMDW (percentuale quasi doppia, ma si deve considerare che il pool mondiale
è circa 25 volte maggiore). Ancora più sensibile la differenza nel caso
di donatori ABDRB1*-compatibili (5% contro 33%). Come si può facilmente
dedurre da quanto precedentemente illustrato, l'attività dell'IBMDR si
basa essenzialmente sulla collaborazione internazionale fra tutti i registri
mondiali. La figura 5 (pag. 6) sintetizza i dati pertinenti a questa attività
collaborativa riportando la destinazione dei 205 prelievi di midollo effettuati
a donatori italiani per pazienti stranieri e la provenienza dei 309 prelievi
ricevuti da donatori stranieri. Si può notare che Germania, Francia e
Stati Uniti sono le nazioni verso le quali si è indirizzato il maggior
numero di sangue midollare italiano, mentre sempre Germania e Stati Uniti
e, in questo caso, Inghilterra sono le nazioni di provenienza dei volontari
che hanno fornito il maggior numero di donazioni di midollo per pazienti
italiani. Per concludere, un accenno agli obiettivi che l'IBMDR si pone
per il futuro. Il primo intento da raggiungere è l'emanazione di una legge
specifica per definire compiti e ruolo del registro nazionale, per delineare
i requisiti del potenziale donatore di midollo e per tutelarlo in maniera
idonea e compiuta, garantendogli una copertura assicurativa congrua e
contemplando pure la retribuzione per le inevitabili assenze dal lavoro.
Come accennato in precedenza, proprio in questi giorni si stanno discutendo,
nelle sedi preposte, tali disposizioni legislative e ci auguriamo che
questa volta si giunga a una loro approvazione. Ancora, appare indispensabile
perseguire una sempre più approfondita compatibilità fra donatore e ricevente,
utilizzando al meglio le acquisizioni che l'immunogenetica continua a
offrire ai ricercatori, al fine di assicurare al paziente trapianti di
midollo qualitativamente sempre migliori. L'ultimo sforzo che tutti gli
attori coinvolti nel programma Donazione di Midollo Osseo da Volontario
debbono compiere è quello di abbreviare i tempi della ricerca, offrendo
così al paziente, affetto da una patologia ematologica grave e privo del
donatore consanguineo, la possibilità di giungere rapidamente a un TMO
che può consentirgli la guarigione e, conseguentemente, la vita.
La commissione GITMO MUD Dott. Alberto Bosi Nell'ambito del Gruppo Italiano Trapianti di Midollo Osseo (GITMO)
si è costituita la Commissione MUD (trapianto da donatore non familiare
compatibile). La Commissione è presieduta da un Coordinatore e ne sono
componenti il Presidente del GITMO, il Responsabile della Sezione Allogenico
del GITMO, ed i rappresentanti dei Centri Trapianto di midollo osseo
con maggiore numero di trapianti MUD effettuati (attualmente i Centri
S. Martino di Genova, Divisione di Ematologia e Clinica Pediatrica del
Policlinico S. Matteo di Pavia, Unità di Ematologia dell'Ospedale Careggi
di Firenze, Divisione Pediatrica dell'Istituto Gaslini di Genova), e
dal rappresentante del Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (IBMDR).
Lo scopo della Commissione è quello di assicurare il migliore utilizzo
della donazione volontaria di midollo osseo. Tale obiettivo può essere
raggiunto, da un lato stabilendo i requisiti di compatibilità immunologica
donatore/ricevente, e dall'altro stabilendo le malattie, le condizioni
di malattia, ed i limiti di età, nei quali il trapianto possa offrire
i migliori risultati. Viene così classificata come Categoria A la indicazione
comprovata, come Categoria C l'indicazione non approvata, e come Categoria
B l'indicazione in corso di valutazione. Si cerca quindi di utilizzare
al meglio la preziosa donazione di midollo osseo riservandola a quei
pazienti nei quali sia presumibile un buon successo della procedura
trapiantologica nel rispetto sia del donatore che del paziente. La Commissione
si riunisce una volta all'anno per confermare o meno sia i requisiti
di compatibilità minima, sia le indicazioni al trapianto, e conseguentemente
promuovendo l'attività trapiantologica in base alle nuove conoscenze.
A titolo di esempio è in corso di valutazione il trapianto MUD nella
Talassemia major e nel Mieloma Multiplo, mentre nei pazienti più giovani
è in corso di valutazione il trapianto da donatore volontario che abbia
una differenza di un solo antigene di I classe del sistema HLA. Inoltre
la Commissione promuove annualmente la riunione plenaria di tutti i
Centri Accreditati per il trapianto MUD dal GITMO al fine di aggiornamento
e di scambio di esperienze. Per la valutazione dei singoli casi clinici
che risultino al di fuori delle indicazioni stabilite periodicamente,
opera un nucleo operativo rapido costituito da quattro membri che esprime
un parere. Data la caratteristica "globalizzazione" del trapianto MUD,
la Commissione ha stabilito una condizione di "reciprocità" tra pazienti
italiani e non, e pertanto deve valutare anche le richieste provenienti
da Centri esteri che abbiano individuato nel Registro Italiano un potenziale
donatore. Ne deriva un intenso lavoro che pone spesso la Commissione
di fronte a delicati problemi sia di ordine etico che organizzativo,
con la consapevolezza di poter suscitare anche conflitti. Nel solo 1998
sono stati richiesti complessivamente 135 pareri per l'attivazione della
ricerca al di fuori degli standard operativi (fig. 1). Le richieste
provenivano per il 61% da registri esteri e per il 39% dal Registro
italiano. Le cause hanno riguardato richieste non conformi per diagnosi,
età, fase di malattia, incompatibilità, richiesta di secondo trapianto
per recidiva o non attecchimento, richiesta di linfociti del donatore
(DLI) (fig. 2). La commissione ha espresso parere favorevole nel 56%
e contrario nel 44% senza significativa differenza fra richieste estere
ed italiane (fig. 3). Quello che di certo la Commissione non vuole essere
è il diventare un organismo burocratico. I criteri di agilità, di rapidità,
di sensibilità e di rigore scientifico che ne sono alla base dovrebbero
esserne gli antidoti, mentre la disponibilità alla collaborazione con
tutti i soggetti interessati ne dovrebbe costituire un buon fertilizzante.
Seconda donazione Dr.ssa Nicoletta Sacchi La politica operativa del Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo prevede che un donatore si sottoponga al prelievo di sangue midollare a favore di un solo paziente e, di norma, una sola volta. Questa risoluzione è stata adottata recentemente (1/4/99), per garantire la massima tutela del donatore, considerato che, comunque, la donazione di midollo osseo non è del tutto esente da possibili complicanze. Come viene spiegato al potenziale donatore durante i colloqui informativi, esiste, infatti, un rischio legato all'anestesia generale, pari a 1 caso su 35.000: non è da sottovalutare, inoltre, il dolore in sede lombare, nei 2-3 giorni successivi al prelievo, dolorabilità che viene accusata da un certo numero di donatori (al proposito, sembra inutile sottolineare come la sensazione di dolore sia estremamente soggettiva e come venga sopportata in maniera assolutamente personale). Non va, per di più, trascurato il fatto che al donatore di midollo viene richiesto un notevole coinvolgimento emotivo e anche un dispendio di tempo (1-2 giorni di ricovero ospedaliero, più pochi giorni di ovvio ricupero) a favore di una persona a lui completamente estranea. Un volontario che si è offerto per una donazione di midollo ha già sicuramente compiuto un atto di alto valore morale e ha già ampiamente risposto alle aspettative della comunità civile e dell'universo dei malati: non sembra, quindi, eticamente giustificato e giustificabile richiedergli un ulteriore impegno, tanto gravoso anche se altamente gratificante. Tra l'altro, la probabilità che un individuo risulti compatibile a più di un paziente è molto bassa, inferiore a 1 su 100.000 (a meno che fra i pazienti non esistano consanguinei, evento quanto mai raro). Capita, invece, più frequentemente (in circa il 5% dei casi) che, in seguito a fallimento del primo trapianto, venga richiesto ad alcuni donatori di sottoporsi a una ulteriore donazione a favore dello stesso ricevente. Spesso si tratta di una leucaferesi (cioè di un prelievo di emocomponenti da sangue periferico), ma a volte (1% dei casi) viene richiesta una nuova donazione di midollo in anestesia generale. La seconda donazione è, ovviamente, ammessa dagli standard operativi dell'IBMDR ed è già capitato, nella esperienza italiana, in 22 casi su 516 donazioni di midollo: in 18 casi la seconda donazione si è effettuata con leucaferesi mentre nei restanti 4 casi si è trattato di una seconda donazione di midollo in anestesia generale. Al proposito, va segnalata e sottolineata la grande generosità dei donatori IBMDR: i volontari già sottoposti a prelievo hanno, nell'80% dei casi, confermato la loro disponibilità a una seconda donazione a favore dello stesso ricevente. |